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Home » SOS » SOS genitori - adolescenti » Adolescenti non chiedono aiuto anche se sono nei guai. Come spronarli a parlare?
adolescenti genitore

Adolescenti non chiedono aiuto anche se sono nei guai. Come spronarli a parlare?

29 novembre 2018  in SOS genitori - adolescenti  con tag adolescenti / adolescenza / adulti / aiuto / amici / ascolto / chiedere aiuto / comprensione / controllo / dialogo / difficoltà / disagio / domande / emozioni / fiducia / figli / genitori / parlare / paura / preoccupazione / presenza / problema / punizioni / rabbia / reazioni / rispetto / sminuire da Redazione

Tanti bambini e adolescenti si tengono tutto dentro e non raccontano ciò che gli succede o che subiscono e, a volte, si trascinano dei pesi importanti da un punto di vista emotivo, parlandone solo quando ormai il problema è molto evidente oppure escogitando qualunque tipo di strategie affinché i genitori non lo vengano mai a sapere.

Infatti, quando facciamo gli interventi nelle scuole, i ragazzi ci raccontano esperienze passate o presenti in cui si sono trovati in difficoltà oppure hanno avuto un problema da risolvere, anche grande, dove hanno dovuto cavarsela da soli senza rivolgersi ai genitori . Perché succede questo, rischiando in questo modo di mettersi ancora di più nei guai?


“Molte volte se ho un problema, mi confido con il mio migliore amico, lui mi capisce, mi ascolta, mi fido di lui. Parlarne con i genitori non se ne parla proprio: se mi succede qualcosa, mi tengo tutto dentro e a casa faccio finta che vada tutto bene. È che non me la sento proprio, ho anche paura delle loro reazioni. Mia madre si preoccupa subito, è una molto emotiva, e non voglio farla agitare più di quanto non lo sia già e poi a volte capita che sia già nervosa per cui so già che è inutile parlarci, che andrebbe in escandescenza e mi metterebbe in punizione. Con mio padre invece mi sentirei proprio in imbarazzo a raccontargli alcune mie cose intime e poi non c’è mai, vedo che è sempre indaffarato con il lavoro, la casa, la famiglia e non mi va di farlo preoccupare, dandogli un peso in più”.


In adolescenza, soprattutto se si tratta di argomenti delicati, è normale che i ragazzi preferiscano parlare con amici e compagni, piuttosto che con i genitori. Magari si vergognano di toccare con gli adulti determinate tematiche soprattutto se, fin da piccoli, non sono stati abituati al dialogo e a parlare liberamente di alcuni aspetti più intimi e privati. Hanno pudore e sono riservato, anche se non sembra, e temono molto le reazioni del genitore. Altre volte non li vogliono far preoccupare oppure li proteggono, soprattutto se vedono che hanno altri problemi da risolvere oppure se è in corso tra loro una separazione.

Gli adolescenti in realtà dentro hanno un mondo che spesso tendono a nascondere: l’adulto non deve di certo aspettarsi che vengano sempre a parlarne o che mettano i manifesti. Tante volte comunicano il proprio disagio attraverso dei micro cambiamenti che bisogna essere bravi a cogliere, ad esempio osservando la loro comunicazione non verbale, per dare un senso alle loro comunicazioni “in codice” e capire se c’è qualcosa che non va.

Il problema è che si va troppo di corsa, la vita è troppo frenetica e si ha poco tempo per stare in contatto diretto con i figli a prescindere dal “hai studiato?”, “com’è andata a scuola?”, “staccati dal cellulare”: si dà poco spazio al dialogo, nelle famiglie sono tutti troppo attaccati a tv e smartphone, mentre i figli vanno invece spronati a parlare di tutto con i genitori, a raccontargli ciò che succede e le emozioni che si provano, anche quando sono spiacevoli.

Come riuscire a farlo?

– MOSTRATEVI DISPONIBILI ALL’ASCOLTO. Evitate di essere troppo apprensivi o invadenti e lasciate loro del tempo per aprirsi. Tante volte i ragazzi si chiudono perché percepiscono che il genitore vuole essere messo a conoscenza di ciò che accade, non per un reale interessamento ma per controllare la loro vita. Non c’è sempre bisogno di dirvi tutto quello che succede, è giusto e naturale che abbiano un loro spazio personale e privato. Per i ragazzi è importante essere compresi e sapere che possono contare sui genitori, solo così parleranno con voi di tutto e sarete sicuri che qualsiasi cosa gli accada voi la saprete.

– EVITATE IL TERZO GRADO. Tempestarli di domande non vi porterà da nessuna parte, anzi si rischia di ottenere l’effetto opposto. I ragazzi non vogliono sentirsi obbligati a raccontare e si chiudono ancora di più quando sentono che il genitore insiste perché non si fida o per placare la sua ansia, e non perché è davvero interessato a loro. Il messaggio da trasmettere è che ci sono situazioni delicate e importanti che devono essere comunicate e di cui si può parlare, per cui aiutateli a capire cosa è prioritario e cosa no.

– NON SMINUITE E NON REAGITE IN MODO ECCESSIVO. Se da un lato bisogna fare attenzione a non sminuire o banalizzare le loro difficoltà e preoccupazioni, dall’altro è importante non attaccarli o svalutarli anche se hanno commesso un errore. Ascoltateli, lasciate che vi spieghino cosa è accaduto e come si sentono, aiutateli a riflettere su ciò che vivono e a trovare soluzioni per gestire al meglio la situazione. Se hanno sbagliato e avete spiegato le conseguenze di un errore, non rinfacciategliele di nuovo, ma dite loro che, anche se non siete d’accordo li capite; in questo modo si sentiranno compresi e non avranno paura di confidarsi.

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Redazione AdoleScienza.it


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